Antonio, il bancario diventato contadino.
«Nel borgo di Luiano il mio tempio del vino»

Nato a Napoli, arriva da bambino a Luiano al seguito dei genitori. E da allora non è più andato via. “Da piccolo ero sempre sporco di terra e guardavo le macchine agricole con stupore”. Sono così anche i suoi figli: “Più dicevo loro di fare altro nella vita e più si sporcavano le mani di terra”

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C’è un piccolo paradiso immerso nelle colline del Chianti, colorato in estate dal giallo del sole toscano e dove in autunno si respira profumo di uva. A San Casciano, più precisamente nella frazione di Mercatale, Luiano ospita poche persone: è un piccolo borgo antico, ed è la casa della famiglia Palombo da ormai due generazioni. Antonio, con la moglie Monica e i figli Alessandro e Felicia, continua l’attività iniziata dal padre Alberto negli anni sessanta, che reimpiantò i vigneti in venti ettari di collina, con l’obiettivo di iniziare a produrre e commercializzare il vino. Un tempo case coloniche e stalle dei fattori, le stanze rustiche e colorate di casa Palombo ospitano oggi turisti da tutto il mondo. “La solitudine non esiste qui”, racconta Antonio. “Ogni giorno abbiamo a che fare con almeno quaranta persone. Anche prima di entrare nel settore dell’ospitalità, tra contadini e compaesani, non mi sono mai sentito solo”.

Nel 1959, quando Alberto arrivò da Napoli con la moglie Licia e il figlio Antonio, a Luiano c’erano solamente cinque contadini. Antonio rievoca con emozione cosa abbia significato per lui bambino spostarsi da una grande città come Napoli a un piccolo paese di collina. Trasferitosi all’età di undici anni, si definisce un “migrante”, profondamente legato alle origini campane e altrettanto orgoglioso dello spirito toscano acquisito. È un rapporto simbiotico quello tra Antonio e la sua nuova terra, “perché i vigneti hanno bisogno della mano dell’uomo, una mano decisa ma sensibile”, racconta. “Sono sempre stato attratto dalla campagna e dalla natura. Non mi definisco animalista o ecologista come si usa oggi, sono piuttosto un contadino all’antica. Da piccolo ero sempre sporco di terra e guardavo le macchine agricole con stupore”. Sono così anche i suoi figli: “Più dicevo loro di fare altro nella vita e più si sporcavano le mani di terra”.

Le giornate a Luiano sono imprevedibili, regalano un nuovo ricordo a ogni ciclo di sole. Alle otto del mattino la collina prende vita. Si alternano lavoro e chiacchiere, mano d’opera e risate, progettazione e calici di vino in compagnia. “Quello che amo di più di Luiano è il senso di comunità, così forte da superare le diversità ideologiche delle persone, che riescono a convivere in armonia e serenità”. A Luiano e dintorni si conoscono tutti, si danno del tu e si aiutano a vicenda. “Durante il primo lockdown, a Mercatale, il paese più vicino, era tutto chiuso e i bambini e le bambine non potevano stampare i compiti”, racconta Antonio. “Così abbiamo deciso di offrire un servizio di stampa proprio qui in azienda. Riponevamo i fogli stampati in una cesta in piazza e ognuno ritirava la propria commissione a turno, facendo attenzione a non creare assembramenti”.

La storia della famiglia Palombo è una storia di tradizioni, di amore e passione per la campagna. Da giovane Antonio sognava di trasferirsi in Canada, poi ha conosciuto sua moglie e si è subito sposato. Fu l’amore che lo portò a esplorare la ricchezza della natura in cui era cresciuto, e al desiderio di andare lontano preferì le sembianze familiari delle sue colline. I contrasti generazionali col padre non gli permisero di prendere subito le redini dell’azienda. “Ho lavorato in banca per ventiquattro anni. Stavo bene economicamente e conducevo una vita cittadina. Casa in Santa Croce, giacca e cravatta, moglie insegnante e figli a scuola. Più la mia vita diventava comune, più il desiderio di un’esistenza contadina si faceva forte”. Nel ‘96 Antonio si licenziò, e da allora porta sul viso il sorriso del padre, lo stesso che hanno i suoi figli. “Non so se sia tradizione, e forse non è nemmeno passione. Direi che è piuttosto una maledizione”, scherza ironico Antonio, prima di tornare a prendersi cura delle sue vigne.

Luiano_22/09/20

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