«Sogno un figlio ma non posso averlo».
Martina, la lunga strada per la maternità

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“Non possiamo avere figli perché mio marito è sterile, siamo ricorsi alla fecondazione medicalmente assistita ma finora non ha dato risultati. Avere un figlio è sempre stato il nostro più grande sogno ma adesso sta diventando un’ossessione. E’ il nostro pensiero quotidiano, ogni sera prima di dormire mi viene da piangere. Mi è sempre piaciuto stare con i bambini, giocarci ed ascoltarli pronunciare parole strane, storpiate, con le loro consonanti distorte. Avevo 16 anni quando ho iniziato a fare la baby sitter a due fratellini: frequentavo le scuole superiori e dopo esser rientrata da scuola, mangiavo in fretta, studiavo e poi andavo in motorino a casa di Giovanni e Clara. Poi sono passata al piccolo Antonio, pochi giorni di vita, la sua mamma aveva bisogno di compagnia, così trascorrevo qualche pomeriggio con loro, passeggiando per il paese, oppure aiutando la mamma ad accudire il piccolo mentre lei si occupava della casa. Non avrei mai pensato che un giorno avrei lottato contro il destino pur di avere un bambino.
Ad ogni ciclo di procreazione il mio corpo viene bombardato con ormoni di ogni genere, ci sono visite mediche ogni due giorni e devo fare i salti mortali per essere sempre presente al lavoro. Le terapie costano, abbiamo già speso 30mila euro. Tranne i nostri genitori, nessuno è a conoscenza del nostro problema, essere sterile è come un tabù nella nostra società. Mi vergogno a dirlo, provo spesso sentimenti di invidia nei confronti delle coppie che hanno figli, alcune delle quali neppure li volevano. Mi chiedo perché loro sì e noi no: quale ingiustizia abbiamo commesso?
Adesso siamo in attesa di cominciare un nuovo ciclo di procreazione. Sono sicura che prima o poi ce la faremo, e quando nostro figlio sarà grande gli diremo la verità, gli racconteremo che è nato dal grande dono di una persona che non conosciamo, ma soprattutto dall’amore incondizionato e invincibile dei suoi genitori”.

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