Lorenzo e i lunghi giorni in Dad
«Non proviamo più emozioni»

Le difficoltà di uno studente a seguire le lezioni a distanza: «Passa la voglia di impe-gnarsi, perché tutto è piatto in queste lunghe ore di lezioni online, è tutto senza sapo-re al di là dello schermo»

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«La verità è che a mancarci è anche la paura di compiti e interrogazioni, ora quella adrenalina che avevi addosso ogni mattina, da casa e dalla vita in Dad la apprezzi anche di più». Lorenzo Rensi, 19 anni, è studente del liceo classico Galileo di Firenze e in questi due ultimi anni scolastici in pandemia è stato anche rappresentante di istituto, impegnato anche a inventarsi sistemi per far sentire ancora tutti i compagni di tutte le classi parte di una comunità scolastica.
«Lo studio forse può salvarsi da questa strana situazione, nel senso che chi vuole imparare e seguire le lezioni in qualche modo ci riesce comunque, gli schermi fanno parte della nostra vita dopotutto – racconta Lorenzo – Però passa la voglia di impegnarsi, perché tutto è piatto in queste lunghe ore di lezioni online, è tutto senza sapore al di là dello schermo. Passa la voglia di partecipare, alla lezione e a qualsiasi altra cosa. Le parole e i concetti sembrano volatilizzarsi quando si chiude il computer. Il guaio è che senza emozioni non restano tracce, momenti da ricordare».

Riesce a cogliere anche gli aspetti positivi del lockdown Lorenzo, che ricorda la piacevole sorpresa di vedere a casa il padre che nella normalità viaggia molto per lavoro, «come aver avuto dei finesettimana tutti i giorni» e ricorda le serate a fare puzzle con i fratelli («anche quelli di 2000 pezzi, anche quelli difficili che rappresentano vecchie cartine geografiche»), ma la vita in Dad suscita anche rabbia e tristezza: «Soprattutto perché ci siamo persi anni importanti per noi e momenti irripetibili a scuola che non torneranno. I nostri ultimi anni di scuola». Al di là dello studio e della didattica a distanza, per lui non torneranno più i tornei sportivi e quelli di briscola, le feste e i concerti, la gita di quinta, attesa dalla prima, ad Atene, l’organizzazione dei forum. «Per fortuna io dico c’è la tecnologia, che ti mette tutti e tutto a disposizione, e il forum quest’anno, tra mille incertezze c’è stato, online ovviamente. Tra whatsapp, instagram, skype, teams riusciamo a studiare insieme, a tenerci in contatto con gli amici e anche ad aiutare gli studenti più piccoli a orientarsi in una scuola che non hanno fatto in tempo a conoscere».

Lorenzo ricorda quella mattina di settembre quando, insieme agli altri rappresentanti, dal portone di via Martelli ha accompagnato dentro lo storico liceo gli studenti di prima, smarriti come chi entra in una specie di santuario del greco antico e del latino: «Abbiamo fatto di tutto per smorzare la tensione a suon di ce la potete fare, ce l’abbiamo fatta anche noi’. E ora incoraggiare è dura». Quel settembre era il momento della rinascita, Lorenzo pensava di poter riprendere la vita a scuola da dove l’aveva lasciata e invece a novembre di nuovo a casa, «ci son cascate le braccia, la più grande delusione è stata ed è tutt’ora la sensazione che della scuola importi poco a tutti, che nessuno programmi niente, che sia tutto improvvisato da mesi e non se ne vede la fine. Le settimane ci sfuggono via, ci siamo quasi dimenticati com’era la normalità, crescere gomito a gomito, stagione dopo stagione, versione dopo versione e compiti e batticuori e risate e interrogazioni e suggerimenti, dentro le vecchie aule che erano un pezzo di noi. E a me dispiace tantissimo perché per me il Galileo è casa».

 

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