Andrea, il Pallaio del Calcio Storico


Andrea Borgonetti è il responsabile del pallone nel Calcio in costume: «Ogni volta che entro sul sabbione, ho la pelle d’oca anche se fuori ci sono 30 gradi. Quando lancio la palla in aria, è un'emozione unica»

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Le mani tremano, le gambe tremano, tutto il corpo trema. «Tutto l’anno viene vissuto in funzione di quel momento, mi viene la pelle d’oca soltanto a pensarci». Sembra strano, ma è così. Andrea Borgonetti, quando arriva quel momento, non è più Andrea, i suoi vestiti non sono più quelli di sempre, il suo spirito non è quello degli altri giorni. In quel momento, Andrea è il Pallaio, non uno a caso. È quello che dà inizio alla sfida del Calcio Storico, quello che porta in campo il pallone della disfida e poi, dopo l’ok del Maestro di Campo e dopo il fischio dell’arbitro, lo lancia più in alto possibile aprendo ufficialmente le danze sul sabbione di Santa Croce.

«Lancio il pallone in cielo e sembra che quel pallone non atterri mai». E da quel lancio può dipendere l’esito di un’intera partita, perché il Colore che riesce a impossessarsi del pallone dirige i primi minuti di gara, che spesso sono i più importanti, quelli decisivi. E poi, ogni volta che l’azione di gioco si interrompe, Andrea deve correre come un forsennato per andare a recuperare il pallone e ributtarlo in aria: «Devo fare più veloce possibile, perché ogni secondo che passa è un secondo in meno di gioco e le partite durano soltanto cinquanta minuti, senza recupero. Ogni volta che il pallone finisce in caccia, mi tuffo dentro la caccia, raccatto il pallone e lo rilancio in aria al centro del sabbione».

Ancor prima del lancio del pallone, c’è il Corteo Storico, che parte da piazza Santa Maria Novella. Andrea sfila con la tradizionale livrea ricoperta da un giubbino di quattro colori: azzurro, bianco, rosso, verde. Anche i pantaloni sono di quattro colori. E poi ci sono i calzettoni, ognuno di un colore diverso a seconda dei Quartieri che scendono in campo quel giorno.
«Quando mi tolgo i miei vestiti e indosso quelli del Pallaio, sono consapevole di ricoprire una funzione sacra, storica, che appartiene alla tradizione secolare della città nella quale sono nato e cresciuto. E quando poi, vestito in quel modo, entro sul sabbione di Santa Croce e vedo la torre di Arnolfo che sbuca nello squarcio di Borgo dei Greci, capisci che sei proprio al centro della Piazza e salgono i brividi anche se fuori ci sono quaranta gradi. Ci vorrebbe un poeta per descrivere quello che provo». Il poeta c’è, Dante, e sorveglia la piazza: «Il suo sguardo ci ammonisce e ci segue durante tutta la partita».

Andrea è arrivato a fare il Pallaio nel 2015, quando è cambiato il regolamento e quando a capo del Corteo storico è arrivato Filippo Giovannelli. È una delle figure storiche più immortalate dai fotografi, sono famose le sue immagini coi palloni colorati tenuti trionfalmente sui palmi delle mani. Quest’anno il Calcio Storico non ci sarà, causa pandemia, ma il Corteo storico effettuerà “il saluto alla Voce” in Piazza e omaggerà i medici e gli infermieri in prima linea contro il Covid-19. Andrea lavora come responsabile tecnico dell’organismo di ispezione di un noto Distributore di Gas naturale Toscano. Prima di arrivare a ricoprire il ruolo di Pallaio, è stato arbitro federale di calcio in promozione, prima e seconda categoria.

Un legame indissolubile, quello tra Andrea e Firenze. E forse allora non è un caso se sua figlia Vittoria è nata proprio il 24 giugno, giorno di San Giovanni, nel 1992. «Forse è un segno del destino» dice Andrea, che ricorda ancora quel momento in cui accolse tra le sue braccia la piccola Vittoria: «È stato il momento più bello della mia vita». Oggi sua figlia è cresciuta, ha quasi trent’anni e fa la ricercatrice farmacologa in California. «Un uomo diventa tale soltanto quando diventa padre, la prima notte con Vittoria a casa non la scorderò mai, mi alzavo per andare a sentire se respirava, mi sentivo responsabile di una vita nuova, la guardavo e mi veniva da piangere per la commozione».

 

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