Matteo, 100 vite salvate in 100 viaggi.
“Giro il mondo con gli organi in valigia”

Dopo cinque anni di servizio e numerosi viaggi rocamboleschi per il Nucleo Operativo della Protezione Civile, ha concluso la sua missione numero 100, a Los Angeles. Un volontariato estremo ma preziosissimo: "Spesso chi ha bisogno di un trapianto di midollo osseo trova un donatore compatibile dall'altra parte del mondo. La nostra missione è andare a recuperare il dono, custodirlo e portarlo fino al letto del paziente che ne ha bisogno"

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Chi fa volontariato lo sa, il servizio si compie nel silenzio, con umiltà, in punta di piedi. Quell’atto di pura donazione del proprio tempo fa sempre la differenza, in termini di speranza e di vita. Trent’anni fa, a Firenze, un gruppo di persone mosse dal desiderio di rendersi utili, ha fondato il Nucleo Operativo della Protezione Civile, presieduto da Massimo Pieraccini che è stato anche insignito dal Presidente Mattarella del titolo onorifico di Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana.  La loro identità operativa si concentra principalmente sulle attività di logistica dei trapianti, una parte cruciale nel processo di donazione e trapianto salvavita. Oggi il Nucleo Operativo conta poco più di 100 membri, tra cui il fiorentino Matteo Ostolani. Dopo 5 anni di servizio, Matteo ha concluso pochi giorni fa la sua centesima missione. Un traguardo che sottolinea la dedizione e la generosità che guida il suo lavoro (volontario).

“Negli ultimi cinque anni ho attraversato interi continenti per salvare vite umane. Spesso, chi ha bisogno di un trapianto di midollo osseo trova un donatore compatibile dall’altra parte del mondo. La nostra missione è andare a recuperare il dono, custodirlo e portarlo fino al letto del paziente che ne ha bisogno,” racconta. “Sono appena tornato da Los Angeles per effettuare una consegna in Italia. Ho il privilegio di essere parte di una rete di volontari dedicati, la mia passione per i fumetti e i viaggi ha trovato equilibrio in questo servizio.” Con entusiasmo e senso del dovere, Matteo coordina i suoi lunghi viaggi e ricorda le sfide affrontate durante la pandemia, il periodo più complesso da quando è volontario. “Uno dei viaggi più memorabili è avvenuto tra il primo e il secondo lockdown. In quella situazione critica, dove i voli diretti erano limitati e le restrizioni erano all’ordine del giorno, mi chiamarono per andare a Riga, in Lettonia, dove si trovava il midollo osseo necessario per un paziente di Siviglia. Senza voli diretti, da Riga andai in aereo fino a Francoforte, poi presi un treno per Monaco e da lì partii per Lisbona. Da Lisbona raggiunsi Siviglia in auto e poi cominciò il mio altrettanto lungo viaggio di ritorno fino a raggiungere l’aeroporto di Roma, dove mi vennero a prendere. Ad ogni modo, nessuna restrizione avrebbe potuto contrastare l’importanza di quello che stavo facendo, salvare una vita.”

Matteo ha veramente fatto il giro del mondo e non riesce nemmeno a tenere il conto dei voli che ha preso. “Fino ad oggi, il mio viaggio più esteso è stato un trasporto da Singapore con consegna a Buenos Aires. Ci sono voluti sette giorni per completarlo, tra le varie difficoltà dovute alle limitazioni delle compagnie aeree e la coincidenza che, verso la fine del viaggio, si è verificata un’urgenza, quindi da Buenos Aires sono nuovamente volato in Brasile per prendere un nuovo dono e portarlo a Cagliari. Riepilogando, 7 giorni di missione, 9 tratte aeree, un treno, qualche pasto saltato, mai dormito nello stesso letto e 2 vite salvate!”

Nel suo ruolo di trasportatore di midollo osseo, la massima attenzione è riposta nel controllo delle borse frigo contenenti le cellule midollari da trapiantare, questo perché la temperatura deve essere sempre tra i 2 e gli 8 gradi. “Durante i viaggi, anche quelli più lunghi, siamo chiamati a monitorare costantemente le condizioni termiche per garantire che il tessuto sia perfettamente utilizzabile per il trapianto.”  La dedizione nel mettere sempre gli altri prima di sé è un chiaro segno dell’impegno di ogni volontario. Matteo si occupa personalmente di consegnare il prezioso carico all’infermiere di turno e parte senza avere ulteriori informazioni sul destinatario, se non il sesso e l’anno di nascita. “Del paziente conosciamo l’età e capita di trasportare il midollo per bambini, è una responsabilità forte, stringe il cuore. Quando arriviamo in ospedale, anche di notte, incrociamo rapidamente l’infermiere, firmiamo i documenti necessari, affidiamo il carico e andiamo via”. Un silenzioso corriere della speranza. Molte delle persone coinvolte in questo servizio sono giovani pensionati che nella loro vita produttiva hanno ricoperto incarichi dirigenziali o veterani militari in pensione, individui che portano con sé un grande senso di solidarietà e compassione. I militari spesso sono chiamati in zone di conflitto, la loro esperienza e competenza diventano fondamentali nel perseguire adesso un obiettivo di pace.

Matteo continua a vedere il volontariato come una parte essenziale della sua vita e sottolinea l’importanza dell’informazione sulla donazione di midollo osseo, una procedura ancora troppo poco diffusa in Italia.  “Attualmente in Italia ci sono 460.000 donatori di midollo osseo, registrati all’ IBMDR, la banca dati italiana, un numero significativo ma ancora inferiore alle esigenze. In Germania, ci sono ben 9 milioni di donatori registrati, il che evidenzia una maggiore informazione e partecipazione alla donazione. Bisogna incrementare l’educazione e la consapevolezza in materia, tutti possiamo donare!”
Per questa ragione intende lasciare un messaggio importante: “Proprio in questo periodo si celebra la giornata nazionale del donatore e l’Associazione Donatori di Midollo Osseo ADMO promuove molte iniziative per poter reclutare nuovi donatori. Basta avere meno di 35 anni, peso superiore a 50 kili, essere in buona salute e sottoporsi ad un breve e non invasivo prelievo, con questo si può essere inseriti nella banca dati IBMDR ed essere pronti per salvare una vita.” La storia di Matteo è esempio del monito “restiamo umani”, l’invito ad abbracciare l’umanità con atti di generosità, di comprensione, di gentilezza perché la vera forza risiede nella capacità di riconoscere il prossimo e, per quanto grandi possano essere le distanze, ricordare che non siamo soli.

 

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