Da circa 120 anni è affacciata sul piazzale di Porta Romana, sembra quasi la vedetta del quartiere. Anzi lo è a tutti gli effetti, perché ogni giorno passano dalla bottega decine di persone per un saluto, una chiacchiera veloce o una battuta sulla Fiorentina. E perché un negozio di parrucchiere “non offre solo il servizio barba e capelli ma è un luogo di confronto, di conoscenza, direi di socializzazione”. Massimiliano Manetti è il titolare della bottega di Porta Romana che da 50 anni porta il cognome suo e della sua famiglia. “Cinquant’anni fa – racconta Manetti – mio padre ha rilevato l’attività dal parrucchiere che a sua volta l’aveva presa in gestione subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma il negozio è aperto dai primi del Novecento, come attestano anche alcune celebri foto del piazzale di Porta Romana. Io sono entrato in bottega a metà anni 80 per imparare il mestiere. Vorrei che la mia e la nostra storia fosse di stimolo alle nuove generazioni, che spesso purtroppo non sono più interessate a questo tipo di attività artigianali”.
“Sì – continua Manetti – perché io mi sento in tutto e per tutto un artigiano: non solo come categoria ma direi culturalmente un artigiano. Lavoro con le mani, ho imparato il mestiere guardando mio padre lavorare e mi piacerebbe insegnarlo. Intendo insegnare non solo come fare un bel taglio, ma anche come tenere aperta un’attività del genere, perché un parrucchiere deve prima di tutto saper ascoltare, senza mai giudicare, e deve capire le persone al volo. Siamo persone di riferimento per la comunità del quartiere, abbiamo una responsabilità anche sociale: non dobbiamo mai dimenticarlo”. “In questi decenni – racconta il parrucchiere – credo e spero di aver costruito un rapporto di fiducia con molti clienti, tanto che spesso vengono da me intere famiglie, dal nonno al nipote. La fidelizzazione dei clienti è spesso il risultato di un ottimo servizio, di un ascolto attento e di un legame personale che va oltre il semplice taglio”.
Chi sono e come sono i fiorentini che si siedono sulla poltrona del parrucchiere Manetti? “Di tutti i tipi, mi verrebbe da dire. Non ci manca la varietà – ride Manetti – che è comunque una ricchezza. Ci sono i benestanti e chi fa fatica a fine mese, ci sono le famiglie e tanti single, ci sono quelli che hanno tanta voglia di fare due chiacchiere e chi dice solo l’essenziale. Qui dentro si conoscono e si confrontano fiorentini che normalmente forse non si rivolgerebbero la parola”. “Se devo notare una differenza che un po’ mi preoccupa – conclude Manetti – è quella generazionale: molti giovani arrivano, si siedono e si mettono fissi al cellulare, senza alcun tipo di dialogo. A me non dà noia, figuriamoci, ma mi sembra di capire che non lo facciano soltanto qui. Anch’io chatto e spippolo tanto sul cellulare e non sono un nostalgico, ma il confronto faccia a faccia resta a mio giudizio una palestra di vita insostituibile”.