Gilda, capelli rossi e bicchieri di Murano.
“Le mie cene romantiche per gli amici di Sant’Ambrogio”

Tovaglie ricamate, bicchieri in vetro di Murano, mobili d’antiquariato, luci calde fanno da cornice al sorriso sincero della signora Gilda pronta ad accogliere chiunque varchi la soglia del suo Bistrot. Cura, accoglienza, amicizia sono i valori che guidano la passione per la ristorazione di Gilda Gradi, una passione che coltiva dal 1971

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Tovaglie ricamate, bicchieri in vetro di Murano, mobili d’antiquariato, luci calde fanno da cornice al sorriso sincero della signora Gilda pronta ad accogliere chiunque varchi la soglia del suo Bistrot. Cura, accoglienza, amicizia sono i valori che guidano la passione per la ristorazione di Gilda Gradi, una passione che coltiva dal 1971. “Iniziai con una mia amica a gestire la mensa delle poste di via Pietrapiana a vent’anni. Poi di lì cambiai e presi il ristorante “Il cinghiale bianco” in Borgo San Jacopo con un’altra mia amica, anche lì in società. Ventitré anni fa sono tornata qui a Sant’Ambrogio, proprio dove sono nata”.

Gilda esprime entusiasmo con gli occhi mentre racconta la storia che l’ha portata ad avere il suo luminoso e colorato bistrot. L’armonia del locale è determinata anche dalla creatività di suo marito, un artigiano arredatore, che ha lasciato il segno in numerosi locali della città. Il mobile per le caramelle, ora utilizzato per coprire la macchina del caffè, conserva ancora i nomi delle golosità che facevano impazzire i bambini: genziana, rosa e mela.

Il menù varia ogni giorno e viene scritto a mano da suo figlio William, un uomo gentile e amante della poesia che ha ereditato dalla mamma la cura per i dettagli. La proposta culinaria, tipicamente toscana, spazia dalle ricette antiche come la carabaccia, un’antica zuppa di cipolle, alle colazioni tanto apprezzate dai fiorentini. I tavoli in legno, impreziositi da pane, burro, marmellata, crostate e dolci fatti in casa, creano un’atmosfera familiare ricercata che scalda il cuore.

Con uno sguardo luminoso e rassicurante, Gilda condivide la sua storia intimamente legata a Firenze. Si sente parte integrante di Sant’Ambrogio e racconta come l’attenzione e la cura degli abitanti abbiano contribuito a far fiorire la bellezza del quartiere nel tempo. Senza nostalgia, Gilda sottolinea con dolcezza: “Tutti i tempi cambiano, il mondo cambia, l’importante è continuare a vedere il sorriso sul volto delle persone, e il cibo questo sorriso lo porta”. Innamorata della sua città e della sua zona, è riuscita a costruire una dimensione che ha il sapore di casa e convivialità. “Non ho clienti, solo amici”, ci tiene a precisare.

Ma non solo ristorazione, Gilda Gradi, capelli rossi e un’eleganza senza tempo, nella sua vita ha dedicato spazio anche alla grande passione per il cinema. Per quindici anni, ha seguito il Premio che porta il suo nome nell’ambito del Festival fiorentino “Cinema e Donne”, arricchendo ulteriormente il suo legame con l’arte cinematografica e con la sua città. Oggi ricorda con affetto quella volta che incontrò James Ivory. Trasmette serenità Gilda e con il garbo che contraddistingue lei e suo figlio è riuscita a creare un legame duraturo con la comunità e a lasciare un segno nella memoria di chi varca la soglia del suo Bistrot.

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