Piazza dei Ciompi ha i suoi punti fermi: il caffè al bar, la schiacciata al forno, i libri usati, la loggia del pesce, gli antiquari. Volti conosciuti la attraversano, soprattutto di mattina, quando i turisti non si sono ancora svegliati e la città si muove seguendo una routine che fa scorrere le giornate. E poi c’è lui, Savino Zaccagnino, il parrucchiere più anziano di Firenze. Arriva sempre un quarto d’ora prima dell’apertura. Elegantissimo: giacca, cravatta, occhi vivacissimi. Entra nel bar accanto e ordina il “solito”. Si guarda attorno e ricorda il quartiere: «Una volta era bellissimo. Qui in piazza c’era il mercatino della frutta. Tra le botteghe c’erano quelle del trippaio e del pollaiolo. Poi i fiorentini hanno cominciato ad andarsene e sono arrivati i turisti. Sempre di più».
Savino è nato nel 1938, in provincia di Potenza. È arrivato a Firenze che aveva 17 anni. «Eravamo immigrati pure noi» ammette. «Ma i fiorentini mi hanno voluto subito bene, e io amo Firenze». La sua è una di quelle presenze “fisse”, quelle che fanno un tutt’uno con la piazza, così come lui è un tutt’uno con la sua professione.
Savino riavvolge il nastro dei ricordi. «Ho iniziato a sei anni. Dopo la scuola andavo a insaponare le barbe. Più tardi ho imparato a tagliare i capelli. Mi è sempre piaciuto molto. Mi sono diplomato “maestro d’arte”, uno dei riconoscimenti più prestigiosi. E ho insegnato il mestiere a molti giovani. Oggi però questa professione è cambiata, la crisi ha colpito duramente la categoria. Io, per esempio, la mattina ero sempre pieno, mentre adesso…».
A Firenze Savino si è sposato, è diventato padre, ha cambiato diverse case. Ma non ha mai cambiato lavoro. Ogni giorno rasoio e forbici. Con passione estrema. E con ironia, senza prendersi troppo sul serio. Forse è questo il suo segreto. «Mi è sempre piaciuto scherzare, fare battute, divertirmi. Nel quartiere mi conoscono tutti e mi piace quando le persone passano da me anche soltanto per scambiare due parole». Il barbiere come il circolo ricreativo. Gente che viene, gente che va, proprio come succedeva una volta. Qui succede ancora.
Nel suo negozio in piazza dei Ciompi, sopra al quale campeggia l’insegna con il suo nome, Savino si è trasferito dopo l’alluvione del 1966. Nel suo negozio, la memoria convive con gli attrezzi del mestiere. Ritagli di giornale, diplomi, riconoscimenti, foto. E naturalmente lo scudetto della Fiorentina. «Sono un tifoso viola». Savino ha tagliato i capelli a Stefano Borgonovo, l’indimenticabile calciatore della Fiorentina. Non lo dimenticherà mai.
Ha autoironia da vendere. «Ho partecipato a tanti campionati per parrucchieri, ma ho dovuto smettere perché ero troppo emotivo e mi tremavano le mani» ammette sfoderando il suo dolce sorriso. «Mi trovo a mio agio soltanto con i miei clienti. Ne ho di affezionatissimi, persone che nonostante abbiano cambiato quartiere e in certi casi anche città, continuano a venire qui a farsi i capelli. Per me sono come una famiglia. Da qui sono passati tanti giornalisti e tanti attori che hanno recitato nei teatri del centro. Tra questi, ricordo Gabriele Lavia. E appena pochi mesi fa, ho sistemato la parrucca di Luigi Lo Cascio, di scena alla Pergola».
A 81 anni, Savino non ha nessuna intenzione di appendere le forbici al chiodo. «Fino a che ho forza, non lascio il negozio». Entra un cliente e insieme si mettono a scherzare proprio sull’età. «Savino, come va?» gli chiede. E lui, in tutta risposta, alza entrambe le mani davanti a sé, fingendo di tremare. E giù risate.