«Sei grassa». Le parole del fidanzato come pietre
«Dopo 17 anni l’ho lasciato»

Alessia ricorda la sua relazione durata 17 anni, cominciata in adolescenza: «Mi ha ripetuto all’infinito che ero grassa. Se mangiavo qualcosa più del dovuto, me lo faceva pesare. Ma oggi sono libera, lo ringrazio perchè mi ha reso più forte. E se mi guardo allo specchio sono felice»

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Lui la prendeva in giro, ma per lei erano pietre. «Sei grassa, sei grassa, sei grassa». Parole reiterate, parole come lava. Parole che non si dicono. Alessia ricorda: «Per 17 lunghissimi anni il mio fidanzato mi ha ripetuto all’infinito che ero grassa. Se mangiavo qualcosa più del dovuto, me lo faceva pesare». Poi scherza, con autoironia: «Sono nata con una fame da lupi e non ho mai rinunciato al cibo, che ci posso fare».
Lui credeva di scherzare, credeva di giocare. Erano parole per farla dimagrire, perché forse, a lui quelle forme rotonde non piacevano così tanto. Erano parole al vento, che si disperdono nel cielo: così credeva lui.
E così è andata, dall’inizio della storia in adolescenza fino alla fine: «Mi denigrava scherzosamente, soprattutto per l’aspetto fisico, quando eravamo ancora ragazzi mi diceva che avevo il seno troppo piccolo, mi diceva di andare in palestra per farmi venire maggiori forme. E mi diceva che ero troppo in carne. Spesso succedeva anche davanti ai miei genitori. E io ne soffrivo, certo, ma riuscivo in qualche modo a farmi scivolare addosso quelle parole». Ma non del tutto, certo che no. Non puoi essere indifferente quando il tuo corpo diventa oggetto d’ironia.
Però lei resiste. Così gentile e genuina, non rispondeva occhio per occhio. Tutt’altro: «Rispondevo pacatamente dicendo che quello che aveva da dirmi non mi interessava, il corpo era mio e me lo gestivo da sola, o mi prendi per come sono dentro oppure mi lasci perdere». E’ forte Alessia, ma quelle parole la segnano, inevitabilmente. «Al mare andavo sempre con un pareo che mi copriva la pancia, a volte mi vergognavo delle mie forme un po’ rotonde. E quando entravo in mare per fare il bagno mi coprivo i fianchi e la pancia con le braccia».
Le parole colpiscono più delle fucilate, a volte. E ti restano dentro, ti scavano l’anima, anche se inizialmente fai finta di non sentirle. Per forza e per amore. «La mia autostima era finita sotto i piedi, crescere con accanto una persona che ti denigra per il tuo aspetto fisico proprio nel momento del passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta non è semplice». Eppure, c’erano i momenti belli e Alessia non ha mai avuto il coraggio di lasciarlo.
Poi, a 32 anni, Alessia è ormai una donna. E quelle offese gratuite travestite da prese in giro, comincia a non sopportarle più. «Quelle frecciatine erano forse l’unico modo per dimostrare la sua presunta superiorità». Le prime crisi col fidanzato, sempre più acute, poi decide di lasciarlo. E da quel giorno, è un’altra persona. Dentro e fuori. «Oggi, a distanza di anni, lo ringrazio perché mi ha reso più forte. Sì perchè, nonostante sia stata così denigrata, oggi sono in pace con quello che sono, anche col mio aspetto estetico, certo per noi donne è difficile, le prime rughe, i primi capelli bianchi, ma se mi guardo allo specchio finalmente tiro un sospiro di sollievo e sorrido, sorrido a me stessa perché finalmente mi piaccio».
E poi il Covid, il lockdown forzato: «Mi ha fatto bene per riflettere, ho continuato a ricostruire la mia autostima che era stata messa a repentaglio, faccio la giornalista e per fortuna ho sempre lavorato, il lavoro mi ha dato tanta forza. E anche due libri mi hanno aiutato molto a superare le mie difficoltà: “Volevo essere una farfalla” di Michela Marzano e “Meglio sole. Perché è importante bastare a se stesse” di Ivana Castoldi.
E infine un consiglio, per tutte quelle ragazze e quelle donne che si sentono ripetere quelle ironie sarcastiche che fanno soltanto male: «Se una ragazza si sente dire dal suo fidanzato che un’altra donna è più bella di lei, le posso dare soltanto un consiglio: scappa a gambe levate, quello non è l’uomo giusto per te, non ti ama veramente per quello che sei».

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