Eleonora, dal coro della scuola al Maggio musicale.
“Quando canto sento il fuoco dentro”

Eleonora Bellocci ha 30 anni e lavora come soprano in Italia e all’estero: “Il canto da professionista è fatto di tanti sacrifici, soprattutto nella vita sociale, ma la mia passione per la musica e per il palco è più grande di qualsiasi sacrificio. Quando sono sul palco respiro, mi trasformo”.

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La sua passione per la musica è nata quando era piccola: “I miei genitori mi hanno iscritto al coro delle voci bianche alla scuola di musica in Piazza San Felice. Erano iscritte anche altre mie compagne, doveva essere soltanto un bel passatempo, ma il coro fu scelto per partecipare alle opere che andavano in scena d’estate all’Anfiteatro di Fiesole. La prima fu la Turandot, e per me fu una folgorazione. Le prove sul palco con gli adulti, i costumi, le luci, ho avuto un’epifania: volevo rimanere per sempre in quel mondo magico fatto di musica”.

Da quel momento non ha più lasciato la musica: “Alle medie entrai nella sezione musicale delle scuola, studiavamo canto e uno strumento, al liceo mi iscrissero alla scuola di musica di Fiesole per cantare in un coro femminile”. Poi è cresciuta ed è arrivato il momento di scegliere cosa fare da grande: “Sono cresciuta in una famiglia canonica, nessuno è musicista. Al liceo, i miei compagni mi prendevano in giro per la storia del canto, nessuno ci credeva o condivideva la mia passione. Eppure sentivo un fuoco dentro di me e, nonostante fossi timidissima e riservata, sapevo che il canto era la mia strada”.

Anche grazie ai riscontri positivi che riceve riguardo le sue doti canore, decide di iscriversi al conservatorio di Firenze: “Tentai l’ammissione e mi presero subito. I primi anni però furono propedeutici perché la mia tecnica era troppo acerba. Dato che il futuro nel mondo della lirica suonava poco stabile e incerto, durante quegli anni portai avanti anche il mio piano B, e mi laureai in Audiometria. Poi, però, iniziarono gli anni di Conservatorio vero e proprio, e grazie anche alla mia insegnante Donatella Debolini, decisi che volevo fare solo quello, diventare solista”.

Dopo nove anni, si trova in mano tre lauree e tutto da scoprire: “Il conservatorio collaborava con il Maggio Musicale Fiorentino, e io passai l’audizione da solista. Per la prima volta salivo sul palco con un ruolo importante e mi affacciavo al mondo lavorativo dell’opera. Ho cantato in Canada, in Austria, in Israele, in Danimarca. Nel 2018 ero in Germania per un’opera di Rossini e mi dissero che c’era un maestro molto importante, Gianluigi Gelmetti, che cercava solisti; andai da lui e gli feci ascoltare la mia voce, mi disse: dove sei stata finora? Mi prese per il Flauto Magico al Teatro Bellini di Catania, come Regina della Notte. Fu un riconoscimento molto importante”.

Con il Covid tutto si paralizza e l’ascesa naturale di Eleonora si ferma, ma il “fuoco sacro del canto”, come lo chiama lei, non si spegne mai: “Cantare è una chiamata, diciamo così tra di noi. Come un pesce che fuori dall’acqua soffoca e dentro respira. Io respiro se canto, e niente potrà bloccare questo. Sono molto timida e riservata, a parole non riesco a esprimermi. Ho bisogno della musica. La musica è il mio linguaggio, mi trasformo completamente, divento un leone. Il canto mi ha dato un’identità”. La mamma di Eleonora è la prima a dirlo: “Mi dice sempre che quando sono sul palco fatica a credere che sia io.”
La sua vita da soprano è una vita movimentata fatta di tanti spostamenti, chiamate improvvise, adrenalina da palcoscenico e sacrifici: “Il canto è fatto di tanti sacrifici, per farlo a livelli alti bisogna mantenersi sempre in salute. Siamo come atleti, dobbiamo preservare il nostro fisico. Un brutto raffreddore ti blocca un intero progetto. Ma a me non importa, la mia passione è troppo forte e le discoteche non mi interessano. Io voglio stare sul palco davanti a migliaia di persone, dare tutta me stessa e vivere di musica”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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