Daniela, la filosofa che porta l’arte di vivere
nelle scuole, nelle Rsa e nelle società sportive

E' riuscita ad un unire nel sociale le sue diverse competenze e passioni: “Io vengo dall’istituto d’arte, non avevo mai fatto filosofia fino all’università, ma non percepisco fratture nel mio percorso. Studiare filosofia ti cambia; immaginarsi all’interno di un processo, non dare per scontato, mettere in dubbio, rilanciare sempre la partita, è faticosissimo però credo sia necessario, ha una valenza sociale molto forte, è politica

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Daniela e le sue tre colleghe hanno in comune solo una laurea in filosofia, grazie alla quale si sono incontrate e hanno fondato L’Aleph – Libera Associazione Ludica Educativa Philosofica, dimostrando che la filosofia è molto più che pura teoria: “Veniamo da percorsi molto diversi e abbiamo età molto diverse, io ho studiato filosofia ma sono quasi vent’anni che lavoro nelle cooperative sociali, altre hanno scelto l’insegnamento, e una si sta addirittura laureando adesso. Ci siamo unite per dare vita ad un progetto che avesse a che fare con una dimensione più pratica e sociale della filosofia, grazie all’utilizzo delle pratiche filosofiche, in particolare la Philosophy for Children & Community, per portare la filosofia nella scuola primaria e secondaria. L’obiettivo è imparare a valorizzare gli aspetti più complessi del pensiero creativo, cognitivo e affettivo. Avere cura di quello che si dice e capire dove lo stiamo dicendo”.

Tutto è iniziato nel 2017 con le Chiavi della Città, il catalogo di progetti del Comune di Firenze in cui le scuole fiorentine trovano decine di percorsi educativi, interventi formativi, attività laboratoriali, visite e spettacoli a cui possono aderire. Così L’Aleph ha iniziato il suo lavoro nelle scuole, abbattendo un po’ alla volta i pregiudizi e allargando il suo target: “C’è un problema di pregiudizio rispetto alla filosofia, io scelsi di non studiare pedagogia o psicologia ma lavorare comunque nel sociale, perché credo fermamente che questa formazione sia molto importante in certi ambienti, anche se non vieni inquadrato come educatore. La filosofia è una questione molto pratica in realtà, ci porta a ragionare su noi stessi e sul mondo con tecniche appropriate, il suo metodo è concreto, altrimenti è storia della filosofia. Siamo partite dalle scuole perché è l’emblema dello sguardo curioso e infantile sulla società, della voglia di interrogarsi su sé stessi e sulla realtà che ci circonda. Poi ci siamo accorte che c’era domanda anche al di fuori delle scuole, e siamo diventate più ibride: ci rivolgiamo a gruppi di genitori, anziani nelle RSA, strutture per adolescenti, ambienti di cinema, teatro, sport, provando a rendere questo metodo sempre più fluido e adatto a vari contesti”.

Al cuore degli interventi di L’Aleph c’è la nascita di una domanda: “Si parte sempre da un pretesto (una canzone, un racconto, una fotografia), qualcosa che lasci aperto a varie possibilità di interpretazione. Chiediamo di riflettere a gruppi e di immaginare una domanda, e tutti insieme selezioniamo una delle domande proposte; da questa parte una discussione collettiva che ha connotati filosofici: domande sulle domande, rimanere nel dubbio, andare avanti, il pensiero che circola. Il gruppo diventa una comunità di ricerca che indaga per trovare una o più risposte. Ad esempio, l’ultima volta abbiamo portato come pretesto “Ergo” di Alexis Deacon e abbiamo discusso di come la nostra identità si formi in relazione all’altro. Questo ha portato il gruppo a rileggere i confini, anche corporei, tra noi e il mondo. Noi intanto osserviamo le dinamiche di gruppo (chi si espone, chi non prende mai parola, chi parla troppo) e gestiamo i turni curando anche il setting, l’idea di come stare insieme ed essere predisposti al dialogo, e non solo il contenuto. Concludiamo sempre con un’autovalutazione di gruppo”.

Daniela è riuscita ad un unire nel sociale le sue diverse competenze e passioni: “Io vengo dall’istituto d’arte, non avevo mai fatto filosofia fino all’università, ma non percepisco fratture nel mio percorso. Studiare filosofia ti cambia; immaginarsi all’interno di un processo, non dare per scontato, mettere in dubbio, rilanciare sempre la partita, è faticosissimo però credo sia necessario, ha una valenza sociale molto forte, è politica. Osservando i ragazzi nei nostri incontri ci rendiamo conto del loro profondo bisogno di essere ascoltati; il riscontro nelle scuole è positivo ma non è un’attività facile, esporre il proprio pensiero è difficile, soprattutto tra gli adolescenti: non lo dico perché vengo preso in giro. Oggi, in un mondo rapido fatto di like e commenti, c’è molto bisogno di capire il rispetto per il dialogo costruttivo e collettivo”.

 

 

 

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