C’è una porta verde su via Pisana che per molti è un luogo di salvezza. Dentro, sedie spaiate, un giardino curato, foto di gite in Calabria e bacheche piene di fogli. Giovanni Brancato ci passa quasi ogni giorno. “Sono diventato presidente nel 2020, in pieno Covid. Non serviva un eroe: serviva qualcuno che chiamasse il Comune quando saltava una lampada, che mettesse in fila le cose, che ascoltasse.” Ascoltare è il suo mestiere parallelo. Da anni lavora per la protezione ambientale regionale, sta per andare in pensione. Ma il suo curriculum vero è qui: far funzionare un centro anziani che non è solo per anziani. “È aperto alle famiglie, ai bambini. Se manca un posto dove stare insieme, il quartiere si sfilaccia.”
Giovanni è nato a Palermo nel 1959, infanzia itinerante, poi Milano, quindi Firenze. Ha fatto il collegio all’Istituto Vittorio Veneto, nella villa di Rusciano. “Ci alzavamo all’alba, messa, mensa, servizio tra di noi. Siamo diventati fratelli. Tornarci da adulto mi ha fatto venire gli occhi lucidi: un pezzo di vita rimasto lì.”
La giovinezza passa tra studi di radiologia, mai completati, un anno in campagna in Sicilia, poi il ritorno a Firenze. Si fidanza, si sposa, due figli, quattro nipoti. La moglie per 42 anni tiene una un negozio da parrucchiera in via Pisana; oggi, nello stesso fondo, il figlio fa il barbiere. Continuità, controvento.
Il vento infatti è cambiato. “Via Pisana aveva botteghe: mesticheria, pesciaiolo, alimentari. Oggi quasi solo ristoranti e B&B. Le case vuote sono diventate alloggi turistici; la sera tanti residenti hanno paura. È un peccato: così si perdono i legami.”
Nel suo piccolo, Giovanni prova a ricucire. Ha imbiancato il bar, sistemato il giardino, convertito tutto a LED per risparmiare, messo in regola estintori e pompe. Ma soprattutto ha riempito di senso le mattine: quattro turni di ginnastica dolce per over 65, gruppi per chi convive con l’Alzheimer, tombola e carte quanto basta, una platea che ride quando lui, anni fa, faceva mettere in scena l’Odissea riscrivendo i testi delle canzoni: Ulisse in briscola.
Al circolo però non si vive solo di attività quotidiane. Ogni ultima domenica del mese, da settembre ad agosto, si organizzano pranzi comunitari, che diventano appuntamento fisso per tanti soci e famiglie del quartiere. A renderli possibili c’è una squadra silenziosa che Giovanni tiene a ringraziare uno per uno: Sonia in cucina, poi Susi, Claudia, Carla, Simona, Alfredo, Marcello, Marino, Matteo, Barbara, Giovanna con suo marito Stefano e la piccola Gioia. Alcuni ci sono sempre, altri danno una mano saltuariamente, ma per tutti vale la stessa gratitudine. “Senza di loro non ce la faremmo: questo circolo è anche merito loro.”
“Il nostro compito è semplice: togliere le persone dalla solitudine.” Lo dice piano, pensando ai soci persi e a chi resiste. Pensa anche a casa sua: un padre che a febbraio compirà 100 anni e ha bisogno di assistenza continua. “In Toscana per una RSA servono cifre impossibili. In Emilia spendono meno. Com’è possibile?” È la domanda che gli pesa addosso quando esce dal lavoro e corre tra circolo e famiglia. La salute, con lui, ha già giocato sporco. Durante il Covid una polmonite, poi quel peso sul petto salendo le scale. La figlia, che lavora in ospedale, lo convince a fare esami: coronarie quasi chiuse. Un’équipe giovane lo salva. “Se sono qui è grazie a mia figlia. Glielo dirò finché avrò fiato.”
Nel frattempo il quartiere che guarda da via Pisana continua a cambiare. “Servono giovani qui dentro. Volontari. Non per fare scena, ma per apparecchiare tavoli, portare un caffè, ascoltare.” Il 20 settembre organizza una cena aperta alle famiglie: un pretesto per far incontrare generazioni che non si parlano più. Cento posti, bambini che corrono, adulti che si ritrovano.
“Non so se mi ricandiderò. Ho dato tutto quello che potevo. Il sogno? Invecchiare insieme a chi oggi siede a questi tavoli. Continuare a sentirci utili.” Poi guarda il giardino, le luci nuove, le sedie messe dritte. “Se quando entri ti accorgi che qualcosa è migliorato, allora il circolo ha senso.”