C’è chi lo sport lo segue. Chi lo pratica. E chi, come Mario Mecacci, lo costruisce ogni giorno dietro le quinte. Da oltre sessant’anni, Mario è una delle anime più riconosciute e rispettate del ciclismo toscano. Oggi presidente del Comitato Provinciale di Firenze della Federazione Ciclistica Italiana, ha attraversato l’evoluzione di questo sport da direttore di corsa e da organizzatore instancabile, con un pensiero sempre rivolto al suo territorio, San Casciano.
La sua passione è nata quasi per caso, nei primi anni ’70. “Da bambino non seguivo il ciclismo. La passione è nata in età adulta, perché lavoravo con un ragazzo che correva in bici. Da lì iniziai ad andare alle gare. All’epoca era tutto molto più semplice: si montava in moto e si faceva la staffetta, senza troppi vincoli. Oggi è cambiato tutto: servono corsi, patentini, autorizzazioni. E organizzare una corsa è diventato un lavoro estremamente complesso”.
Un lavoro che Mario conosce bene, e che ha scelto di portare avanti con serietà e spirito di servizio. Fare il direttore di corsa significa preparare ogni dettaglio con mesi di anticipo: i percorsi, la sicurezza, i permessi con comuni, enti e forze dell’ordine. “Amo definirmi come il commercialista del ciclismo: tutto passa da me. Ma è anche una grande responsabilità.
Nella sua cinquantenaria carriera, Mario ha visto crescere tanti talenti, molti dei quali sono diventati grandi nomi del ciclismo italiano. “Marco Pantani veniva spesso a correre in Toscana. E poi Davide Cassani, Moreno Moser, Andrea Tafi, Michele Bartoli, Francesco Casagrande, Paolo Bettini … li ho conosciuti tutti. E sono entrato in contatto con grandi nomi del ciclismo che rivedo in occasioni come la Pasqualando, una manifestazione pensata per far ritrovare gli ex professionisti italiani a Santa Croce sull’Arno. Il ciclismo è fatto di storie, imprese, ma soprattutto persone. Ci tengo a ricordare in particolare Alfredo Martini e Franco Ballerini: averli conosciuti è stato un privilegio”.