“Niente figli, voglio essere libero”.
La vita senza vincoli di Marco, partito da Firenze e mai più tornato

Nato a Bagno a Ripoli nel 1986, oggi cameriere in Andalusia, Marco vive seguendo un principio che per molti è difficile da accettare: non avere figli. “Un figlio non è un capriccio: è un legame per sempre. Se non puoi permettertelo davvero, rischi di farlo per egoismo. Io ho scelto la libertà.”

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La storia di Marco comincia con una valigia leggera e una convinzione pesante. Nel dicembre 2017, a trentun anni, decide di lasciare Firenze. Non ha un piano, non ha un lavoro che lo aspetti, non ha sicurezze. Ha solo un’idea: che la vita, per essere sua, debba restare aperta. “Ho preso lo zaino e sono andato. Non vedevo futuro, e se non lo facevo allora, non lo avrei fatto più.”

Quel gesto contiene già tutto: la voglia di spostarsi, di non fissarsi, di non creare vincoli che domani potrebbero diventare catene. È lo stesso motivo per cui rifiuta l’idea di avere figli. “Un figlio ti lega per sempre. Io non voglio vincoli dai quali non posso liberarmi.”

La sua convinzione nasce presto. A ventun anni convive con una compagna che ha una bambina di sei. “Mi vedeva come un fratello maggiore. Le volevo bene, ma ho capito subito che non ero pronto a sacrificare tutta la mia libertà. Non potevo più avere weekend, dormire fino a tardi, vivere con leggerezza. È stata un’esperienza che mi ha aperto gli occhi.”

Da allora la domanda è rimasta la stessa: posso davvero permettermi un figlio? La risposta, sempre, è no. “Non è solo una questione di soldi. È tempo, equilibrio, lucidità. Se non ce li hai, non è un atto d’amore. È egoismo. Porti al mondo qualcuno perché lo desideri, non perché sei davvero in grado di offrirgli quello che serve. E io non voglio cadere in questa trappola.”

Gli amici hanno scelto strade diverse. Alcuni hanno figli, e Marco li vede felici. Non li giudica, ma rivendica la distanza. “Sono contento per loro, e loro sono contenti per me. Non mi hanno mai fatto pesare la mia scelta. Ogni tanto chiedono: quando toccherà a te? Rispondo: mai. Più passa il tempo, meno ne sento la voglia.”

Dietro questa scelta radicale c’è anche un modo diverso di concepire la vita. Nel 2018 arriva a Málaga, dopo mesi tra Canarie e Portogallo. All’inizio lavora come volontario in un ostello: colazioni agli ospiti in cambio di vitto e alloggio. Poi un contratto in reception. Nel 2020 la pandemia lo lascia senza lavoro e senza casa. I coinquilini rientrano in Italia, lui resiste. “Sapevo che se fossi tornato, ripartire sarebbe stato impossibile.” Un amico gli offre una stanza in un paese sul mare poco distante. Riparte da lì.

Nel 2022 la svolta: un resort di lusso, legato alla catena Hyatt, riapre dopo anni di abbandono. Negli anni ’80 vi soggiornavano Lady Diana, i Rolling Stones, Julio Iglesias. Marco entra in sala, come cameriere. “La ristorazione non è solo portare piatti. È saper leggere le persone, avere tatto. È un mondo che non smette mai di insegnarti.”

Ma la vera coerenza resta quella che riguarda la sua libertà. “Preferisco vivere a dodici mesi di distanza. Programmare oltre mi mette ansia. Non voglio scelte irreversibili: non un mutuo, non un animale domestico, non un figlio. La mia ricchezza è questa: poter cambiare strada in ogni momento.”

Di Firenze gli mancano solo tre cose: il verde, la famiglia, il cibo. Per il resto la vede immobile, incapace di offrire prospettive. In Andalusia trova invece un ritmo più simile al suo: non perfetto, ma vivo.

E così continua il suo viaggio, tra moto, amicizie vere e la possibilità costante di reinventarsi. “Un figlio ti cambia la vita per sempre. Io ho scelto di non cambiare la mia. Ho scelto la libertà.”

Sapevo che se fossi tornato, ripartire sarebbe stato impossibile

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