“Sono entrato nella Croce Rossa di Bagno a Ripoli quando ero ancora minorenne, non potevo fare molto e mi limitavo a svolgere alcune attività nel sociale, in particolare mi occupavo del trasporto pizze agli anziani: ci venivano segnalati gli anziani dal comune ed io e gli altri volontari andavamo a portargli le pizze il venerdì sera. Qualche mese dopo che sono entrato in Croce Rossa si è scatenata l’emergenza covid e mi sono trovato in una situazione sconosciuta a gestire servizi che nessuno aveva mai svolto prima. Non ho fatto turni in ambulanza perché ancora non sono abilitato per le emergenze. Vedevo gli altri volontari più grandi vestirsi con le tute pesanti per le emergenze covid e questa è un’immagine che non potrò mai dimenticare. Ho iniziato questo periodo che ero ancora minorenne e mi occupavo di portare la spesa ai pazienti positivi in isolamento domiciliare. Quella che vivevamo era una realtà strana, surreale: appoggiavamo il sacchetto della spesa davanti alla porta delle persone e scappavamo da qualcosa che ancora non conoscevamo, da un nemico invisibile. Ho svolto il mio primo anno in Croce Rossa in questa atmosfera, vivendo in presa diretta, da testimone, la paura e il dolore della gente”.
“Una volta sono stato da una signora che aveva appena perso la figlia per il covid, voleva parlare, aveva bisogno di raccontare la sua storia, ci chiedeva in qualche modo di restare un altro po’. Ho fatto quel che potevo e quello che sentivo di dover fare durante l’emergenza e lo continuo a fare ancora oggi. In Croce Rossa ho trovato, col passare dei mesi, un vero e proprio gruppo, una famiglia, degli affetti con cui condividere tanto; è il nostro legame la forza che ci ha portato a creare un’unità di strada ed ogni sabato organizziamo delle squadre che girano nell’area di Firenze per portare beni di prima necessità ai senzatetto”.
“Mi sono avvicinato al volontariato così giovane perché avevo voglia di mettermi in gioco, di fare qualcosa per il prossimo e vedere dove questa esperienza poteva portarmi; mi ha arricchito tanto, mi ha fatto sentire responsabile e vivo. Sono riuscito a portare in Croce Rossa altri miei amici, anche loro giovanissimi, perché in questa realtà si respira un’atmosfera veramente bella e volevo che la provassero anche loro: si condividono emozioni molto intense e quando questo succede si creano legami forti tra le persone. Penso che il fattore umano e i legami che si creano siano un buon motivo per un ragazzo della mia età per entrare in questa realtà o in realtà simili e lo consiglierei a chiunque. A volte basta un gesto per accorgersi dell’altro, per uscire dalle nostre solitudini, dai nostri pensieri, per accorgerci che là fuori c’è un mondo di volti, di nomi, di vite, di invisibili che aspettano di essere guardati e riconosciuti”.